Stefano è un educatore professionale e, da quasi due anni, lavora come operatore in Casa Orca, una delle case per il dopo di noi del Balzo.

Il Balzo si impegna quotidianamente a comunicare e raccontare l’importanza di questo progetto per le persone con disabilità che hanno l’opportunità di sperimentare la vita in autonomia.

Le case per il dopo di noi, infatti, sono realtà che meritano di essere conosciute meglio, così come il bellissimo, e complesso, lavoro degli operatori e delle operatrici che vi lavorano tutti i giorni.

Per questo abbiamo deciso di condividere con voi l’esperienza di Stefano, al quale abbiamo chiesto di raccontarci in cosa consiste il suo lavoro e quali sono le sfide e i motivi di gioia per lui più grandi.

Stefano, ci aiuti a spiegare, in poche e semplici parole, che cos’è una casa per il dopo di noi, o meglio, una casa per il dopo di noi nel durante noi?

Una casa per il dopo di noi è un’abitazione, una vera e propria casa dove persone adulte con disabilità che sono in grado di affrontare un’esperienza di vita in autonomia, possono coltivare e accrescere le proprie competenze relazionali, comunicative e, più generalmente utili ad una quotidianità all’esterno dal nucleo familiare. Gli ospiti delle nostre tre case per  il dopo di noi (Casa Orca, Casa Fenice e Casa Koinè) sono, infatti, persone “pronte” a lasciare le loro famiglie e ad intraprendere un’esperienza di vita verso l’autonomia.

Il periodo del durante noi (ossia quello in cui si mantiene presente la relazione con le famiglie mentre si inizia il percorso verso l’autonomia abitativa) è estremamente delicato, perché inizia con periodi sempre più ravvicinati e lunghi di permanenza nella nuova casa, prima del conseguente distacco dal nucleo familiare di provenienza.

Chi è l’operatore di una casa per il dopo di noi e con chi lavora?

Dato che il passaggio dalla casa di famiglia alla casa per il dopo di noi è così delicato (nuove regole, nuove routine, nuovi schemi) l’educatore della casa è una persona fortemente empatica, in grado di agevolare questo passaggio al meglio.

Si interfaccia in primis con gli utenti con cui è a contatto durante i turni lavorativi (giorno e notte) e con le loro famiglie, in modo da poter garantire la maggior trasparenza e rassicurazione possibile.

Per questo, per diventare operatore nelle case è necessario saper ascoltare, osservare e comunicare in base alle fragilità della persona rispettando il progetto di vita. Proprio partendo dal progetto di vita della persona, che prende in considerazione bisogni e desideri della stessa, l’operatore attiva le sue azioni educative con tutta l’equipe affinchè la persona possa vivere al meglio la sua esperienza nella casa.

Il lavoro di equipe in cui tra colleghi si discutono strategie, si condividono esperienze e ci si confronta è assolutamente necessario.

Anche il lavoro di rete con le altre realtà in cui i nostri utenti sono inseriti (centri diurni, attività ludico-ricreative etc) è molto importante per assicurarsi una continuità educativa e per aumentare le possibilità di riuscita del progetto di vita.

In cosa consiste il tuo ruolo educativo: qual è, nel concreto, la giornata tipo di un educatore o un’educatrice professionale che lavora in questo servizio?

Il turno tipo comincia nel pomeriggio, prendendo gli utenti dai diversi centri in cui passano la loro giornata per poi dirigersi verso casa (Ovviamente capita spessissimo che prima di arrivare in comunità ci siano piccole faccende quotidiane, quasi domestiche, da svolgere: la spesa, la farmacia…).

Dopo una piccola merenda comincia il tran tran della vita di ogni giorno: docce, lavatrici, mestieri di vario tipo, tutti svolti nella maggior autonomia possibile dagli ospiti della casa.

Ed è un attimo che si fa ora di cena: si cucina insieme, si mangia, si guarda la tv e poi a letto.

Sembra una giornata priva di avvenimenti ma è difficile organizzarsi in 6 (comprendo anche me) in un appartamento e i tempi morti sono davvero pochi.

Quali sono le sfide e le difficoltà più grandi che incontri nella tua professione? Quali sono invece le opportunità, i motivi di gioia e, più in generale, gli aspetti per te positivi di svolgere questa professione in questo sevizio?

Ognuna delle case de Il Balzo è diversa, per tipologia di utenza, per gestione, per età degli abitanti, quindi posso rispondere solo per quanto riguarda il mio agito in Casa Orca.

Le sfide più grandi per me, ma anche le più appassionanti, riguardano la gestione dei momenti di intensa emotività. Per alcuni dei nostri ospiti questo è un aspetto di fondamentale importanza perché spesso si tratta di vere e proprie sintomatologie delle patologie di cui soffrono.

A seconda della persona e del momento c’è da capire come aiutare l’utente a tornare ad uno stato emotivo che non sia di sofferenza e cercare di arginare questi episodi evitando una reazione a catena che coinvolga più inquilini.

C’è un “aneddoto educativo” che vorresti raccontare e che ben rappresenta la tua esperienza professionale e personale all’interno di Casa Orca?

Sì, un episodio che mi viene in mente e che è stato sia educativo che, potremmo dire, di svago è la serata in cui abbiamo partecipato al concerto di Taylor Swift a San Siro. Io e un’altra operatrice abbiamo accompagnato alcuni ospiti delle nostre case a questo concerto, uno dei concerti più attesi dell’anno in Italia! È stata sicuramente una serata di divertimento e leggerezza che ai ragazzi e alle ragazze delle case è piaciuta moltissimo. Ma è stata anche un’esperienza educativa importante perché ci ha portato a confrontarci, insieme, con tante dimensioni di complessità e ad affrontarle.

Mi riferisco, in primis, al viaggio verso San Siro che non è mai un’esperienza “banale”: i ragazzi sono circondati da forti stimoli ambientali, da rumori e una presenza importante di persone che non li lasciano indifferenti. Tutto questo, insieme alla grande ansia data dall’evento imminente, sono stati tutti elementi sui quali abbiamo “preparato” i nostri utenti. Sono anche elementi per i quali gli operatori stessi si devono preparare, preventivando tutti i possibili ostacoli (anche fisici) che dovranno affrontare, compresi eventuali comportamento problema che necessitano di essere affrontati e contenuti. Alla fine della serata tutti gli sforzi, nostri e soprattutto degli utenti, sono stati ripagati da momenti bellissimi e positivi, ma è importante ricordare anche tutta la preparazione fatta per arrivare a quel risultato, una preparazione a cui spesso non si pensa.

Oltre alla preparazione a situazioni emotive e psicologiche, è importante per noi prepararci anche alle condizioni ambientali: ad esempio assicurarci sempre della vicinanza di un bagno, dell’assenza di barriere architettoniche etc..

Tutto ciò è ancora più vero per gli utenti di Casa Orca per i quali la componente psichiatrica è molto presente rispetto ad altre case e gli scompensi sono sempre dietro l’angolo.

La cosa più bella è che con queste esperienze possiamo spingere i ragazzi e le ragazze verso limiti ai quali non erano ancora arrivati e, da lì in poi, provare a puntare sempre più in alto nel percorso verso l’autonomia.

 

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